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Ines Daniela Bertolino
Dopo tanti anni di un’indagine nell’arte ancora riusciamo a stupirci quando incontriamo pittori che, pur lavorando seriamente da parecchio tempo, non posseggono un carisma pubblico di rilievo. In questo caso si tratta di una pittrice, Ines Daniela Bertolino, splendida colorista in un area tra figurativo e simbolismo con un suggestivo gusto scenografico.
Entrare nello studio della Bertolino è come sprofondare in un mare di blu e di verdi con “Danze” interlocutorie di gialli e di rosso, una soffusa armonia di luci a incidere soggetti, dalle nature morte ai paesaggi, dalle strutture architettoniche di interni ed esterni, agli accostamenti surreali.
Un curriculum professionale di largo respiro, dopo la Maturità Artistica l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole medie, poi la qualifica di grafico pubblicitario. Con l’impiego in studi nel settore serigrafico la Bertolino si è inoltrata nel campo didattico con alunni diversamente abili. All’attivo una sola personale alla galleria Bodoni di Torino nel 1983 e una lunga serie di presenze in collettive a Torino, Milano, Cuneo, Roma, Vinoso, Villar Perosa e nei concorsi viene sempre classificata tra i primi tre.
Pesa per la Bertolino il fattore di essere donna in un’epoca che ha portato alla sconfitta dell’antifemminismo ovunque meno che nella pittura e nella scultura. Il pubblico e anche la critica sono sempre in stato di all’erta quando si tratta di un’artista, quasi che la donna che dipinge o modella sia da appaiare alle casalinghe mostrate dalla pubblicità televisiva, un blocco psicologico si frappone tra la clientela e il collezionismo quando la firma non è di un uomo. Eppure abbiamo esempi eclatanti di operatrici al femminile che nulla hanno da invidiare a certi mostri maschiliconfezionati da “combines” mercantili oppure da autentici talenti.Guardiamoci attorno alle pareti di questo studio e ne abbiamo palese conferma. Paesaggi lunari carichi di silenzio e di infinito, enormi fiori solitari, un micio che fa brillare gli occhi dietro ad un ciuffo d’erba, piante scheletro ed altre rigogliose, una farfalla che riposa nel prato, porte e finestre illuminate magico invito ad entrare in misteriose intimità, il serpente che tende alla mitica mela. Un fanale acceso fra il fogliame, semplicità di addendi in un iperrealismo di avvincente presa emotiva. E’ sempre il colore ad essere personaggio qualunque soggetto involga e coinvolga, nulla di difficile da leggere, una passionalità istintiva che travolge ogni altra considerazione. (Vittorio Bottino da “Corriere di Torino e della Provincia” venerdì 8 febbraio 1991) *
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