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GILARDI  ITALO, Via Servais  92/149, 10100 Torino  Tel. 011-729789  i.gilardi@tin.it  www.igilardi.it

ITALO GILARDI 


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La Torino nuova


Bici a Torino

 


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Foto dell'artista

      Italo Gilardo nasce a Torino nel 1928, da una famiglia di lunga tradizione artistica  attiva nel Canton Ticino, in Svizzera, sin da tempi lontani.

 


Viandanti-1 - particolare
 

   La sua formazione artistica, iniziata presso l’atelier del padre Mario Gilardi, valente restauratore d’arte sacra e pittore , viene affinata dagli studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino.


    Alla fine degli anni quaranta, ritorna nella Svizzera di origine , svolgendo attività pittorica d’arte sacra, e mantenendo contatti con gli esponenti delle correnti d’arte  mitteleuropee.


    Negli anni cinquanta, dopo una parentesi  come arredatore cinematografico, crea, un’attività imprenditoriale  leader nel settore del disegno industriale.
 


     
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    Dalla metà degli anni settanta riprende l’attività pittorica, in chiave di ricerca: appassionato viaggiatore, si confronta con la spiritualità delle culture orientali mediandone la conoscenza in opere di vibrante aggressione cromatica.


   Dal 1990 si dedica anche alla calcografia sperimentale: è di quegli anni l’esperienza in ambienti veneziani.
      Riprende, nel 1998  con la scultura, la ricerca su “il nudo al femminile”  e con “il non figurativo” esperimenta le possibilità  coloristiche della ceramica in ossido - riduzione.


     Dall’inizio del 2000, la sua ricerca grafica volge verso  la  rappresentazione di  una  realtà  visiva  de    “il quotidiano  metropolitano”:dalla staticità architettonica al flusso delle auto-mobili,alle presenze umane come ombre inquiete.


    Ma questo è anche il tempo del raffronto con le nuove realtà tecnologiche dell’immagine che gli aprono nuove prospettive espressive.


    Da sempre partecipa a esibizioni personali e collettive presso gallerie private e pubbliche  nazionale ed estere.

 

     Gatto
 

       La vivida luce colorata che pare retro illuminare d'incanto magico molti suoi lavori ricorda, a tratti, l'atmosfera della Torino degli anni '50, quella dei lucicanti e colorati vetri cattedrali alle finestre delle case delle vie del centro e ben si sposa con le ombre surreali che compaiono in molte sue opere,  come  ad esempio  in "Viandant-1 ed anche  in " La Torino Nuova" ed in  "Bici a Torino"  (F. Lucertini 18-12-2008)


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 Curriculum

        Itinerari introspettivi di un animo in ricerca: Italo Gilardi  -  Gli occhi: di un bagliore luciferino, inseguono percorsi instancabili alla ricerca di nuove emozioni o rivivono sensazioni recepite con rabdomantico intuito. Sono ciò che ti colpisce di più quando incontri Italo Gilardi. E poi le mani: da artigiano, sempre sporche di colori, ma carezzevoli e avvolgenti come i corpi dei suoi nudi.
      Una personalità complessa, quella di Gilardi, nato a Torino nel 1928 da una famiglia di artisti dalla lunga tradizione, operante nel Canton Ticino: architetti, scultori, affreschisti e pittori di arte sacra (le radici fin dal ‘700 alla corte di Caterina di Russia). Il padre Mario guida l’iniziale formazione di Italo affidandogli il compito giornaliero d’una copia dal vero: sono anni di ‘bottega’, presso l’atelier paterno, dove gioco e disegno sconfinano l’uno nell’altro. A dodici anni inizia a seguire le orme paterne affiancandolo nei restauri di chiese. Presso il Liceo Artistico e l’Accademia Albertina di Belle Arti (discepolo di Casorati) acquisisce le necessarie tecniche pittoriche. Né va dimenticata la figura materna: pittrice, modella specie di scultori che a lei s’ispirarono per monumenti torinesi, Cecilia Lavelli trasmise al figlio sensibilità d’animo sì da cogliere sentimenti e fragilità umane.
       Nel ‘47 Italo Gilardi in Svizzera si accosta all’espressionismo: a questo periodo risalgono le ‘pitture trasparenti’, destinate alle processioni per la Settimana Santa di Mendrisio, e l’amicizia con Gino Macconi. Gli anni Cinquanta lo vedono impegnato sul set cinematografico in qualità di arredatore scenico e in attività di industrial design.
Frattanto, con alcuni amici tra i quali Luigi Spazzapan, ricerca nuove esperienze per l’arte contemporanea. «Non seguo ‘regole’ quando dipingo - afferma - bensì mi perdo nel labirinto di una curiosa sorpresa del ricercare». In seguito alla visita ad una mostra nel ‘57 dedicata alla serigrafia, si accosta all’Oriente: poliedrico e avido di nuove esperienze, ne apprende le tecniche dedicandosi alla stampa antica su seta, carta e altri supporti. Incontra Mariella Paglia e decide di condividere con lei il suo cammino biografico ed artistico, in una reciproca simbiosi creativa fino alla contemporaneità.
Intorno ai cinquant’anni Gilardi ricerca una spiritualità che parte dalle religioni orientali: un’esigenza - la sua - di spazi fisici diversi dai consueti, che rimanda ad una dimensione ‘altra’ dell’anima. Instancabile viaggiatore si reca in Afganistan, Nepal, Tibet e nelle regioni dell’Himalaya, collezionando sculture del Buddha, reperti dell’arte Gandhara, oggetti himalayani e bronzi tibetani. Studia altresì la lingua del Tibet per immergersi più consapevolmente nei luoghi fulcro della cultura indiana, quindi negli anni ‘90 in Cambogia approfondisce gli studi con l’archeologa francese Danielle Guerret e si accosta alla civiltà africana dei Dogon. Tutto ciò viene interiorizzato e rifuso in tavole giocate su cromatismi forti ed aggressivi. Perché quella di Italo Gilardi è una continua dicotomia, una sensuale e cangiante personalità che trasmuta da una soluzione coloristica all’altra, in costante ricerca, mai paga di se stessa. Sa gioire per un tramonto ai Tropici o per un deserto dove ritrova un suo personale itinerario introspettivo. Vi attinge esperienze che confluiranno nel ‘90 in una mostra a Torino dedicata ai luoghi del Tibet, quindi in un allestimento milanese con materiali d’arte ed etnografici, nonché in un’esposizione scultorea a Grosseto.      
       Cinque anni più tardi Gilardi espone ancora nella sua città: “Forme e Colori - Dieci anni di attività”. Già, perché i suoi colori sono assolutamente emblematici, come il suo animo in ricerca; così il suo agire talora esasperato, un po’ sopra le righe, è in sintonia con le scelte cromatiche veementi ed impetuose quando meno te le aspetti, dolci e sensuali in contesti differenti; la sua è una fanciullesca provocazione quando azzarda accostamenti spregiudicati e poi studia le tue reazioni, come se il bambino e l’uomo maturo convivessero in un sol corpo - entrambi un po’ stretti - perché comunque la mente di Italo è già altrove.
       Reattivo come quegli elementi chimici che virano colore, dal ‘90 Gilardi s’interessa anche di calcografia sperimentale e frequenta l’Atelier Aperto di Venezia: i frutti confluiranno nelle mostre “Tipi e Controtipi”, “Ad un passo dallo sguardo” e “I luoghi dell’inquietante”, ancora una volta ispirati alle marine e ai boschi. Con gli “Studi dal vero” egli narra di una misterica Torino, barocca ed esoterica, rivisitata in autunno.
       Da anni si dedica al nudo femminile e dal ‘98 s’interessa anche di statuaria del nudo: rappresentazioni avvolgenti nella loro fisicità e nelle scelte cromatiche. La sua personalità sensuale lo conduce ad un approccio dirompente nei confronti del corpo della donna, ma nel rispetto per la femminilità. Questi ritratti emanano il profumo della pelle dei nudi, li vorresti non solo vedere, ma anche toccare, per quel senso di piacere che promana dalle forme visive di Gilardi. Attento ai giochi di luce e di colore, esalta ulteriormente le forme femminili nelle sculture, accentuando talora la rotondità della figura che emana tranquillità rassicurante, in opposizione alle scorribande dei nudi più conturbanti. «La vita di un’opera, senza senso di ‘regole’ - ritiene il pittore - diventa fermare una qualche materia convulsamente agitata che ha il desiderio di luce.» Le regole infatti per Gilardi sono sempre troppo restrittive: lo studio di tecniche, forme e colori è per lui in continuo divenire, costantemente in progress. Di questo gli siamo grati.  (Cinzia Burci 2007)

 Recensioni, critiche, commenti e interpretazioni

        Sono pastelli, acquerelli, tecniche miste di scorci e paesaggi scoperti dal pittore durante le tante avventure dall’Europa all'Asia, i tetti rugosi di Praga,  i riflessi del sole su una Venezia infuocata, le nuvole in fuga nei cieli cristallini d'Oriente. Più che impressioni di viaggio, si tratta di incisioni nello spirito dei luoghi alla ricerca della loro essenza, del colore che sfugge alla vista, delle armonie e dei contrasti più profondi che accomunano le luci e le ombre di un parco torinese alla spiritualità di un tempio tibetano. Gli stessi rossi, gli stessi viola, gli stessi verdi brillanti si rincorrono dai muri sacri del Potala alle onde del Mediterraneo, quasi a tradurne il  mantra eterno della "om" che governa il  mondo.  (Maria Giulia Alemanno)

       I suoi oli, le tempere ed i pastelli dei luoghi santi dei Sam-kie rivelano un'entusiasmante esperienza vissuta in prima persona, un'esperienza culturale e psicologica che I'ha marcato nel più profondo della spiritualità, un'esperienza che permea ogni recesso della sua anima di pittore e che lui sa far rivivere con tecnica virtuosa nell'amalgama del tutto personale di colori ed immagini stemperate. Una testimonianza di quel lontano paese ai confini del mondo, di siti dove non s'incontrano soltanto le facce incredibili ed inaspettate di una civiltà perduta nella notte dei tempi, ma dove quei tempi perduti vivono tuttora un loro presente, destinati forse ad una futura perdita inevitabile. (Luigino Bernard)

       Ci si allontana dai meandri urbani, verso il mare, verso paesaggi alpini dove il vero perde le proprie tonalità e vertiginosi spazi comunicano sensazioni d’anomalia. In questo consiste l’interpretazione di ltalo Gilardi del circostante, nella mediazione, cioè, dell'essere interno con quello esterno, nella ricerca di sé  attraverso colori e dimensioni nuove. Un'attenzione particolare viene rivolta ai mezzi di comunicazione, alle ferrovie, punto d'incontro e di incrocio di una moltitudine di binari verdi che si allontanano portandoci nelle direzioni più svariate. Proprio in Binari il treno diviene, forse, anche collegamento tra una terra già oscurata dal crepuscolo ed il cielo, con altri mondi ancora immersi nella luce. (Anita d'Agnolo Vallan)

      Tutti percorriamo in auto la tangenziale, provando noia o più spesso rabbia per il traffico, nulla di poetico, insomma. Lui no: al tramonto o anche all’alba si accosta e si ferma per cogliere le sensazioni di colore del cielo rosato in controluce con i cartelli neri delle uscite e fissarle sul cartoncino. Si, perché Italo Gilardi è un sognatore, un animo sensibile dentro “una scatola da bambino pestifero”, nonostante i suoi 73 anni.  Studio, dimostra il suo amore per Torino, ma anche per il mondo esotico di paesaggi assorti in una dimensione ”altra”. Con una serie di calcografie egli ci fa rivivere le emozioni di vedute con il sole o con la luna in cui non si sente la mancanza dell'uomo, dove il paesaggio si può percepire su più piani, cosi come vari possono essere i livelli di lettura: dalla magia del castello incantato alle scogliere desolate, fino alle brume della foresta tropicale. Un ottimo riutilizzo di materiali poveri (le reticelle per gli agrumi o gli involucri plastificati) che. con un gioco sapiente, rendono la profondità delle sue vedute. (Cinzia Burci)

       Vagabondaggio ha intitolato  Italo Gilardi la sua mostra esposta negli ampi e luminosi corridoi del Mauriziano. Luoghi vicini, lontani e lontanissimi gli hanno offerto lo spunto per fissare le proprie emozioni. Già nella scelta dei paesaggi emerge una spiccata personalità: non lo impressiona ciò che è pittoresco, esotico, semplicemente caratteristico, come a avviene al superficiale turista  avido di curiosità o al fotografo avido di novità, ma ciò che lo colpisce “dentro" e che lo emoziona tanto fortemente da doverlo esprimere, trasfigurandolo,  col colore. Perciò, il suo non è nemmeno il lavoro di quei paesaggisti  ottocenteschi, quali abbiano visto ancora recentemente a Locarno e a Lugano preoccupati  della resa fedele e obbiettivi dei paesaggi di lago e di montagna. Italo Gilardi,  sia che si soffermi davanti ai boschi autunnali torinesi, di fronte e vedute alpine, a un villaggio francese, al lago Lemano, in Polonia, a  Danzica, a un tramonto in Grecia, al porto di Algeri, in vista dell'Everest o di un lago nel Nepal, su una spiaggia africana di fronte al Mekong non ne stravolge certo i profili e le atmosfere, talvolta tuttaltro che placide, anzi burrascose, ma egli esprime soprattutto quello che egli sente al loro cospetto: ammirazione, stupore compenetrazione ed immedesimazione nello spirito dei luoghi.  (Fernanda Bernardi)

       Rispetto ai suoi fratelli  - ricordiamo Piero e Silvano Gilardi - si deve notare che ltalo è il più schivo. Un personaggio interessante, un piacevole intellettuale, un pittore che ama dialogare con il segno e con la materia. È un figurativo di tradizione amato da Sergio Ricossa. Di tradizione espressionista tedesca, quella inquietante dei primi due decenni del secolo scorso, che analizza il reale in chiave esistenziale. Colti, come riferimento compositivo, i nudi di donna ripresi di schiena e di fronte in atteggiamento pensoso. Sono oggetti umani. ltalo Gilardi lavora tramite il segno, poi interviene con il colore utilizzato come significativo linguaggio. I paesaggi sono di notevole suggestione. La materia è trasparente, acquarellosa. . Gilatrdi guarda e trasfigura con intelligenza le  ricerche dei Maestri del “Cavaliere Azzurro” , Franz Marc e certi momenti fauves che furono di Nolde.   (Paolo Levi)

        La ricerca di ltalo, formatosi sotto la guida del Padre pittore, I'apprendistato, per lo studio alla forma e della composizione, con Felice Casorati è sfociata in un dipingere delle interiorizzate cadenze figurative, mentre ha avvertito la religiosità e I'arte buddista tibetana, il senso di un accentuato esoterismo (Angelo Mistrangelo)

        Se mi venisse chiesto: chi è Italo Gilardi? Risponderei: un signore un po' inquietante, con guizzi luciferini nello sguardo e sorriso soavissimo, con un sistema cerebrocinetico che viaggia nell'iperspazio, incurante dei freni che un'età non più verde gli imporrebbe come modus vivendi ragionevole. Ultimo Peter Pan sa essere generosissimo e affettuoso, ma capace di giudizi taglienti e ire furibonde verso chi disistima. (Graziella Navaretti Bartolini)

        La mostra non segue un ordine cronologico ma si compone di due sezioni tematiche: "Paesaggi" e "Nudi al femminile". I paesaggi sono per l’artista le immagini che compongono un ideale diario di viaggio, nella tradizione degli antichi viaggiatori, in cui fissa la magia dei luoghi che attraversa durante le numerose e frequenti "peregrinazioni". Meta privilegiata è I'Asia, continente per il quale, sin dalla giovinezza, nutre una grande passione che lo ha spinto ad approfondire lo studio dell’arte e delle civiltà orientali. Tutti i paesaggi di Italo Gilardi nascono in loco. Alcuni non prevedono ritorni, sono I'immediata trasposizione di uno stato emotivo, mentre altri sono il risultato di una rielaborazione, condotta in studio, del primo abbozzo, nel quale fissa i toni principali della composizione. (M. Alessandra Montagnani)

        E ltalo Giladi canta la poetica delle luci e delle ombre e si accompagna ai nomadi tra strade impervie, sente la gioia del silenzio tra nevi eterne. In pratica egli sviluppa uno stile espressivo che va ben oltre la pura e semplice narrazione, si impone di fronte al mistero dell'esistere ed a quello del mondo e della vita. (Antonio Oberti)

        Emerge dalla scelta restrittiva dei colori complementari la conseguenza dei bruni, madidi e inquinati, dei toni lividi che scivolano dai verdi, dei rosati unti, metafora inconscia, percepita ma non razionalizzata, di una realtà in decomposizione, di un mondo impuro che le tinte desaturate mostrano negli erosi contorni in controluce, nei taglienti profili delle ciclopiche consunte strutture industriali, obsolete ma non ancora archeologiche, allucinazione dei guardanti, incombenti emergenze a lento decadimento che da mostri antropofagi declinano in effimeri monumenti al sudore umano e nella dignità artistica tornano ad elevarsi ad onore del ricordo di chi nel ventre dell'industria ha attraversato I'intera esistenza. (Enrico Papa)

        Il nostro Artista non è geloso, non ha segreti, invita e insegna a tutti, specialmente ai bambini. Non parliamo dei suoi colori, a volte raffinatissimi, sempre complessi. Il fatto è che egli mescola da alchimista le più strane sostanze in una sorta di triaca massima; più o meno come fanno. Senza saperlo le lumache per ottenere la loro bava argentea e i bachi per i fili di seta e le ostriche per le iridescenze delle perle e i coleotteri per le elitre e i muschi, i licheni, i vapori del cielo, minerali tagliati.
        V'è ancora un elemento, che mi pare essenziale nella tavolozza (metaforica) di ltalo, il gusto per l'esotismo orientale, la disposizione a farsi sedurre da sciamani, stregoni, maghi e compagnia bella. Li va a cercare e, nel medesimo tempo, va e cercare nuove luci e ombre da dipingere, con trasferte in terre e mari remoti, scalando montagne e scendendo fiumi con nomi strani.
(Sergio Ricossa)

        La terra pulsa, la terra è viva, la terra ti parla, non soltanto con le sue forme, distese azzurre, verdi, dorsi dolcemente altalenanti, rocce rugose, boschi impenetrabili, con la polvere, i profumi di antiche civiltà. Il colore non mai un mai un ricamo, un arabesco, è l’elemento che rende vibrante la forma." Qualche volta è soltanto il colore a parlarti, a suggerirti una riflessione: sono i viola intensi,che i lilla e gli azzurri e gli amaranto esaltano, a consigliarti di meditare sulle materia percorsa dallo spirito, a ricordarti che la terra, le rocce, i sassi, la sabbia, la polvere, i declivi frondosi, nulla potrebbero comunicarti senza l’ausilio insostituibile di quel fluido che inonda cieli e terra, il quale è come il "verbo" il filo che lega il creato e le creature, le creature ed il creato.
Se dagli alberi sprizzano colori verdi e azzurri e violetti non vuol dire soltanto che è primavera, vuol dire che essi vogliono farti partecipe dello loro gioia di vivere, Quando sarà I'autunno e le foglie cadranno nel fango, nella melma, sarà un sentimento diverso, ma non contrastante, sarà naturale rassegnazione.
        Con I'ocra, il bruno, il giallo con qualche sfumatura di rosso (il tramonto ha sempre il suo fascino). il grigio. Il grigio che vuol significare rinchiudersi nella propria intimità, nel silenzio, a ricordare i vivi ed i morti, a riflettere sul senso della vita, a non dimenticare che correre, volare. è bello, divertente, ma talvolta una sosta è opportuna, necessaria.      
          La terra palpita, si distende, i suoi colori non sono quelli delle erbe e dei fiori, ma quelli che ltalo Gilardi immagina: sono colori i quali, stesi nelle forme dolci dei colli e delle valli, ci infondono un sentimento di pace. La natura si riflette in noi, noi ci riflettiamo nella natura. (Aldo Spinardi)

Hanno scritto di Italo Gilardi

Aldo Spinardi, Cinzia Burci, Sergio Ricossa.
Paolo Levi, Angelo Mistrangelo, Fernanda Bermardi,
Enrico Papa, Antonio Oberti, Maria Alesandra Montagnani
Graziella Navaretti Bartolini, Luigino Bernard,  Anita D'Agnolo Vallan,
Maria Giulia Alemanno
 

 



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