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Michele Privileggi

     

        Commentare  brevemente su tutta la creazione  fatta nel  lungo percorso  della vita di questo Artista, così completo e così ricco di sorprese è molto difficile.  Pur essendo interessato a scrivere, mi sono subito reso conto della difficoltà causata dalla  mia scarsa conoscenza  linguistica….ma comunque  proverò a focalizzare alcune  peculiarità del suo aspetto artistico.  I lavori di Michele Privileggi  fanno riflettere sul  vero senso di coerenza e continuità, Michele scolpisce legno, pietra, ferro con disinvolta maestranza, le materie si plasmano e le  figure “misteri e magia” diventano folletti venuti dalla Foresta nera, o dalle leggende nordiche (magari dalla sua amata Istria ) oppure dal  mare Egeo del tempo remoto della mitologia  greca. In un secondo periodo  forma e materia cambiano radicalmente, ritaglia lamiera, salda e plasma in serie figure molto astratte; e ancora in altre occasioni, con colori e pennelli dipinge le scene erotiche (così le chiama Michele), un erotismo arcaico, solare, che non sollecita  la estremità capillare del  senso. 

        In un primo momento lo spettatore  perde  il metodo della  lettura  di appoggio  che crede di  avere costruito dal  primo gruppo di opere,  e  pensa che questa sensazione provenga dalla mancata coerenza della ricerca estetica  dell’artista, ma  intanto queste  sue opere  cariche di misteriosa forza trattengono  l’osservatore per lungo tempo inducendolo  ad entrare nel mondo interiore delle opere, percependo presto l’errore di lettura che hanno avuto osservando le opere di Michele,  così intellettualmente logiche  e lontane dalle abitudini imposte in certi ambienti artistici.

        Infatti  pur cambiando  forme e materie, il contenuto delle opere rimane sempre saldamente continuativo e coerente al  pensiero dell’artista. L’artista  vuole esternare la sua visione di vita del  mondo, e porre il suo modo per esprimere il suo pensiero, Michele ha capito che fare  “arte” non è solo ricerca estetica, ma anche penetrazione nell’origine, nel mondo non esiste novità,  se uno è più moderno di  un altro vuol dire che non sono eterni  né l’uno né l’altro; Yves  Klein dice:
“ la cosa  più personale è la più universale”.  Michele, cerca la verità universale scavando nell’origine dell’ego l’antropologia del suo io, proseguendo la ricerca della comunicazione che mobiliterà  tutte le sue energie per capirne il suo  essere, l’umano e l’umanità spogliato da ogni infrastruttura…(Horiki Katsutomi  2007)

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